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mercoledì 20 agosto 2008

Knowledge Management: l'approccio "Accrescitivo"

Dal post precedente "Knowledge Management: l'approccio oneroso", è emerso che un approccio "tassonomico" (top-down) risulta estremamente oneroso e spesso è causa del fallimento di molti progetti di Knowledge Management (e non solo).

Il costo deriva tutto dal fatto che si cerca di categorizzare la conoscenza a priori. In realtà nella fase di start-up non sempre è possibile definire quale sia il modo migliore per raccogliere le informazioni, quali siano le categorie ed i livelli di accesso in funzione della profilazione dell'utente.
Se ciò fosse possibile, allora probabilmente non mi servirebbe neppure uno strumento di Knowledge Management.

L'approccio "Tassonomico" ha proprio questa presunzione: voler definire a priori una struttura adeguata ad ospitare una conoscenza di cui non si sa ancora nulla.
Mentre in altri contesti funziona discretamente, quando si tratta di gestire "il sapere", l'approccio tassonomico, risulta inadeguato.

Per fortuna esiste un'alternativa (vedi figura).
La soluzione viene dal mondo del Web 2.0. Alle carenze del modello top-down possiamo sopperire con i pregi del modello bottom-up.
Per fissare bene il concetto, provate a mentalizzare questo scenario:
  • TOP-DOWN: (Signorina con i capelli neri). Immaginate di dover disegnare la silhouette della signorina partendo dall'alto, cioè dalla testa. La prima cosa che fareste sarebbe quella di decidere il punto da cui partire. Una volta presa la decisione avete già determinato l'altezza della vostra silhouette (distanza tra testa e suolo). Cosa accadrebbe se dopo aver disegnato la testa, voleste per esempio gambe piu' lunghe? o spalle piu' larghe? Come risultato otterreste una specie di Troll.
  • BOTTOM-UP: (Signorina con i capelli biondi). Questa volta partiamo dal basso, dalle scarpe. Possiamo scegliere che tipo di tacco disegnare, poi su verso la caviglia, le ginocchia... Bene, credo sia sufficiente. Il risultato sarà sicuramente migliore.
Credo che ora difficilmente dimenticherete il concetto ed i pregi di un approccio "bottom-up" :)
Per chiarire meglio i concetti vi propongo altre due immagini:



L'immagine che rappresenta la "taxonomy" è tratta da una mappa concettuale (uno dei miei strumenti preferiti) che rappresenta l'analisi per un corso di e-learning.
In questo caso l'organizzazione tassonomica delle informazioni calza a pennello.




L'immagine che riguarda la "folksonomy" rappresenta il classico tag-cloud.


Vorrei soffermarmi a riflettere sulla tassonomia, rappresentata dalla nostra mappa concettuale.
Per stendere quella mappa con l'approccio top-down occorre possedere una visione panoramica (dall'alto) dell'intero dominio della conoscenza.
Nonostante questo, pensate quale sforzo comporti il definire a priori una struttura in grado di ospitare le diverse tipologie di informazione.
In realtà, quando si crea una mappa concettuale lo si fa partendo dal basso, con un approccio bottom-up. Questo perchè il definire i concetti ed il relazionarli tra loro innesca un processo di apprendimento che migliora la visione del contesto principale. Ecco che emergono nuovi concetti e relazioni, nuove connessioni tra i vecchi concetti e nuovi concetti che si relazionano a quelli esistenti.
La stesura di una mappa concettuale è un processo in continuo divenire, virtualmente infinito, come la conoscenza.

Lo stesso avviene nelle nostre aziende quando prende vita un progetto di organizzazione della conoscenza.
I concetti fioriscono pian piano, così le metodologie di organizzazione degli stessi.
Dal basso verso l'alto, è nella natura della conoscenza stessa. Così come lo è la "scoperta".
Quello che ancora non è emerso è che "condivisione e collaborazione" sono il vero fulcro di questo processo "bottom-up" e la leva che ci solleva dagli oneri di un approccio tassonomico.

Definiamo meglio i due antagonisti.
Da un lato l'approccio che fino ad oggi è andato per la maggiore, quello tassonomico, che parte da un'analisi preventiva da parte di un team ristretto di persone e termina dopo la fase di sviluppo. E' un approccio di tipo top-down e lo chiameremo "Approccio Piramidale".
Dall'atro un nuovo modo di gestire la conoscenza, mutuato dall'esperienza del Web 2.0, che vede gli utenti come attori principali del processo.
E' un approccio di tipo bottom-up, dove si parte dalle informazioni e solo successivamente si definisce una struttura. Lo chiameremo "Approccio Accrescitivo".

Mentre l'Approccio Piramidale si fonda sull'imposizione, l'Approccio Accrescitivo si fonda sulla collaborazione.

E' chiaro quindi che nel primo caso (Approccio Piramidale) gli oneri e le responsabilità maggiori sono a carico del team che implementa la soluzione.
Inoltre ne deriva una struttura che non sempre rispecchia il modo di vedere ed utilizzare le informazioni da parte degli utenti, che vengono resi partecipi solo nella fase finale del progetto: nella fase di avvio all'utilizzo della piattaforma. L'operatore è ulteriormente deresponsabilizzato e confinato nel ruolo di utente (inteso come colui che utilizza).
All'utente (operatore) verrà consegnato un manuale di istruzioni e verranno fatti dei corsi di avviamento all'utilizzo della piattaforma, che viene vista come uno strumento come tanti altri, anzi, che implica del lavoro aggiuntivo.

Diversamente, nell'Approccio Accrescitivo le responsabilità maggiori vengono "delegate" agli utenti. La grande innovazione consiste proprio nel coinvolgere gli utenti (inizialmente solo una parte di essi) nella creazione ed organizzazione dei contenuti. La responsabilità del core-team consiste invece nel "coltivare" e promuovere l'utilizzo della piattaforma, non solo educando gli utenti ad un corretto uso degli strumenti , ma sopratutto nell'aiutarli a comprenderne l'utilità.
Rivediamo ora le 5 fasi in un'ottica di Approccio Accrescitivo:
  • Fase CONOSCITIVA: Si chiariscono gli obiettivi con il management aziendale, avviando un processo di cambiamento culturale nel management stesso. I manager devono sposare e comprendere il nuovo paradigma collaborativo (tipico dell'Enterprise 2.0) e gli enormi vantaggi che ne derivano.
  • Fase di ANALISI: Si strutturano gli obiettivi e si prepara un piano operativo.
    Occorre ricercare i key-user, definendone i ruoli e le caratteristiche.
    Occore definire gli strumenti che verranno messi a disposizione degli utenti e gli obiettivi che lo strumento si prefigge.
    Si pianificano i primi incontri con i key-user e si completa l'analisi con loro, in funzione dei feedback ottenuti.
  • Fase di definizione dell' ARCHITETTURA: In questa fase inizia ad entrare in gioco anche la tecnologia.
    Occorre definire la piattaforma da utilizzare.
    Occorre definire ruoli e livelli di sicurezza.
  • Fase di SVILUPPO: I key-user iniziano ad utilizzare lo strumento. Si raccolgono pareri, consigli e si monitorizza l'utilizzo che ne viene fatto. In questa fase si lavora piu' sulla user-experience e sulle motivazioni degli utenti, che sulla piattaforma tecnologica.
  • Fase CONCLUSIVA: Il progetto viene aperto al resto degli utenti. I key-user si occupano "dell'evangelizzazione" dei loro colleghi, spiengando come trarre il massimo vantaggio dalla piattaforma sia in termini di reperimento delle informazioni, sia in termini di partecipazione e accrescimento individuale.
    La possibilità di etichettare (classificare) le informazioni in modo assolutamente personale rende lo strumento, agli occhi degli utenti, molto piu' amichevole e le informazioni molto piu' fruibili.
    La possibilità di vedere come altri hanno "taggato" (etichettato) le informazioni aiuta nel comprendere meglio i meccanismi di classificazione e stimola la creatività mostrando nuovi punti di vista.
    La possibilità di creare contenuti ed intervenire sui contenuti creati da altri, crea nuovi stimoli e responsabilizza gli utenti.
In conclusione, quando parliamo di Enterprise 2.0 stiamo parlando di una vera e propria rivoluzione nel modo di vedere la struttura aziendale e le metodologie manageriali.
Questa rivoluzione porterà enormi vantaggi sia all'interno (vedi per es. Knowledge Management) che all'esterno (sul mercato di riferimento).
Ma tutto parte dal cominciare a pensare in modo molto differente.

martedì 19 agosto 2008

Knowledge Management: l'approccio oneroso

La maggior parte dei progetti di knowledge management fallisce miserevolmente entro il primo mese di start-up.

Nonostante gli sforzi compiuti e gli enormi investimenti, chi non fallisce entro il primo mese difficilmente raggiunge gli obiettivi che si era prefissato o che i "consu-lenti" avevano palesato.

Ma la colpa non è dei consulenti, che creano grandi aspettative, e neppure della tecnologia.

In genere, chi vi propone una soluzione di Knowledge Management, utilizza pressapoco una metodologia di questo tipo:
  • Fase CONOSCITIVA: Si utilizzano questionari e interviste per far emergere con chiarezza gli obiettivi del progetto, il profilo degli utilizzatori, il contesto in cui si colloca il progetto.
  • Fase di ANALISI: Consiste nell'organizzazione dai dati rilevati dai questionari e dalle informazioni emerse dalle interviste. Vengono definite (nero su bianco) le caratteristiche del target, i suoi bisogni e le sue aspettative. Si crea un profilo degli utenti, si definiscono scenari d'uso e si cerca di pianificare le varie fasi del flusso operativo. In genere si cerca anche di fare un inventario dei contenuti.
  • Fase di definizione dell' ARCHITETTURA: Ammesso e non concesso che si sia riusciti a stendere un inventario dei contenuti (vedi Fase ANALISI), in questa fase si vuole andare oltre. Viene definita una macrostruttura del portale, identificando a grandi linee le aree (o workspaces) e le logiche di funzionamento. Verranno scelti i contenuti da inserire in ogni area, categorizzati ed organizzati in una struttura ad albero. Viene progettato il sistema di ricerca e definite le "etichette" da applicare ai contenuti.
    Viene progettato il "Workflow Engine", che avrà il compito di gestire i flussi di interazione e si definiscono tutte (o quasi) le architetture per tipologia di pagina.
    Si definiscono i livelli di sicurezza e di accesso alle informazioni in funzione del ruolo e del profilo dell'utente.
  • Fase di SVILUPPO: Si realizzano prototipi e si testano le interfacce utente. Viene valutata la correttezza della struttura definita in fase di analisi dell'achitettura. Si corregge l'analisi e si redige la documentazione di progetto.
  • Fase CONCLUSIVA: Il progetto viene considerato chiuso, voi avete uno strumento che gestirà la vostra conoscenza aziendale da oggi e per sempre, risolverete improvvisamente ogni problematica legata alle conoscenze nascoste, ai costi di formazione, ridurrete i costi amministrativi, avrete un maggior controllo sui processi ed un altissimo livello di fidelizzazione del personale. Inoltre, quest'anno, Babbo Natale vi porterà in dono la "Pietra Filosofale".
Avete capito dov'è l'errore di fondo?
Ve lo spiego con una sola parola: TASSONOMIA.
L'errore è nel pretendere di affrontare il problema dell'organizzazione di un qualcosa di estremamente eterogeneo, indefinito e vasto come la conoscenza aziendale, con un approccio da "manuale del project manager".
Non mi scaglierò, in questa sede, contro i pattern di gestione dei progetti (e sviluppo) che purtroppo ancora quasi tutte le principali aziende di consulenza IT stanno utilizzando, ma vi mostro cosa accade nella vostra azienda quando adottate una metodologia di questo tipo per un progetto che coinvolge l'organizzazione della conoscenza aziendale.
  • Fase CONOSCITIVA: Il vostro personale si trova dei questionari da compilare e qualcuno (per lui uno sconosciuto) che gli pone domande sul cosa stia facendo e come. Si sente minacciato, ma non ha ben chiaro da dove arrivi la minaccia. In un clima da esame di maturità, risponde come se fosse interrogato dai servizi segreti di una nazione ostile. Terminato "l'interrogatorio", si confronta con i colleghi ed assieme cercano di dare una spiegazione all'accaduto. Qualcuno è al corrente di ciò che l'azienda vuole fare, che si tratta di un progetto IT di Knowledge Management. Chi sa di piu' viene visto come una possibile minaccia e si creano alleanze (o si consolidano) tra i dipendenti che non erano stati direttamente informati del progetto.
  • Fase di ANALISI: Dalle interviste e dai questionari emerge una visione "asettica" e formale delle conoscenze individuali e dei ruoli. Nulla (o quasi) che l'organigramma non potesse già dirci.
    Si estraggono così le linee guida per definire le conoscenze che dovranno diventare i contenuti del portale.
  • Fase di definizione dell' ARCHITETTURA: Si tenta di definire la struttura del portale. Anche procedendo a grandi linee, lo sforzo è veramente notevole.
    Man mano che si analizzano i contenuti emersi dalle fasi precedenti, ci si rende conto che occorre creare categorie aggiuntive.
    L'analisi iniziale viene arricchita di nuove categorie, che a loro volta ne richiamano di ancora nuove. Molti progetti si arenano in questa fase, quando l'azienda percepisce che il progetto è molto piu' oneroso di quanto fosse stato preventivato. Apparentemente l'organizzazione del Know-How aziendale, quando va oltre la semplice definizione delle procedure operative, diventa un'impresa titanica.
    Ma non tutti si lasciano scoraggiare.
    Chi continua, cercherà di creare tutte le categorie possibili per ospitare le informazioni, e le etichette (o chiavi) per facilitare il lavoro al motore interno di ricerca.
    Viene creata una struttura ad albero che contiene tutte le categorie e le aree della conoscenza. Una struttura rigida che appare subito inadeguata al supporto del cambiamento (sì, perchè la conoscenza è in divenire e si espande, cresce, muta).
  • Fase di SVILUPPO: E' la fase in cui nel cliente inizia a farsi strada l'intuizione che il progetto non vedrà mai una fine. Piu' il tempo passa e meno la struttura definita inizialmente soddisfa i bisogni aziendali. A volte cambia il personale, e allora occorre istruire i nuovi arrivati sull'uso del portale, altre volte cambia il modo in cui vorremmo organizzare le informazioni.
    E' una spirale infinita, i cambiamenti (strutturali e funzionali) sembrano non terminare mai (e di fatto non terminano mai).
    A questo punto il cliente si trova difronte ad un bivio:
    - Dichiarare concluso il progetto ed utilizzare la piattaforma così com'è.
    - Assumere personale per continuarne lo sviluppo internamente.
  • Fase CONCLUSIVA: Nel bene o nel male ci siamo arrivati, ma un po' delusi e disincantati.
    Siamo giunti ad una conclusione: Babbo Natale non esiste ;)
Per ora mi fermo qui, ma prometto che riprenderò l'argomento nel prossimo post e vi mostrerò la soluzione dal mio punto di vista.

venerdì 8 agosto 2008

Web 3.0: Anteprima

Ecco 3 video che vi mostreranno in anteprima dove si stà dirigendo il 3.0.


Aurora (Part 1) from Adaptive Path on Vimeo.

Aurora (Part 2) from Adaptive Path on Vimeo.

Aurora (Part 3) from Adaptive Path on Vimeo.
Soffermatevi a riflettere per un secondo, tralasciando l'aspetto tecnologico, sui comportamenti degli utenti.
Nel primo video due operatori collaborano mediante strumenti web.
Nel secondo video i due utenti cercano un evento sul web ed invitano degli amici.
Nel terzo video un consumatore consulta le informazioni on-line sul prodotto che stà per acquistare e valuta le opinioni dei clienti.
Conclusione:il Web 3.0 fornirà nuovi strumenti tecnologici agli utenti di oggi.
Ma siamo già tutti convertiti al 2.0?