Articoli dal nuovo blog di Smartfeeling

lunedì 31 dicembre 2007

A proposito di internet....

Un bel video di Michael Wesh (Antropologia Culturale, Università del Kansas) che spiega in modo molto chiaro come internet stia cambiando il modo di comunicare e di presentare le informazioni.

We are the Web....
Web 2.0 is linking people....

Digital text is different!

domenica 30 dicembre 2007

Le Aziende ed il potere del social network

"Nel mondo online gli individui sono molto più avanti delle organizzazioni e delle aziende cui appartengono. E così i cittadini e i consumatori, che fanno il vero mercato. Gli individui sanno già comunicare in modo nuovo. Essenzialmente, scrivono e comunicano come esseri umani e non con il linguaggio asfittico e vecchio delle aziende. E allora, perché le aziende non comunicano con voce umana, cioè in modo più aperto, diretto, e magari con più senso dell’umorismo?
Insomma, basta con il linguaggio vuoto, piatto e ufficiale delle aziende. Anche le aziende, come gli individui, devono finalmente parlare con voce umana. E se non sanno farlo, perché non fanno parlare direttamente gli individui?"

Chi si occupa di comunicazione d'impresa, avrà sicuramente sentito parlare di Cluetrain (www.cluetrain.com) il manifesto per la riforma del linguaggio con cui le imprese comunicano nell'era di internet.

Se vi occupate di Marketing e comunicazione aziendale, ma non ne avete mai sentito parlare, allora iniziate a documentarvi perchè state perdendo un treno importante per la vostra formazione professionale.

Rileggendo il manifesto (fatelo anche voi, ecco il link) non posso fare a meno di chiedermi come mai le imprese non abbiano ancora recepito il messaggio.

"TESI 2: I mercati sono fatti di esseri umani, non di settori demografici"

A tal proposito mi torna il ricordo di una recente indagine sull'influenza che le opinioni degli utenti, affidate ad internet attraverso diversi strumenti, hanno sulle tendenze di acquisto dei navigatori europei (fonti: Ipsos MORI e Hotwire).

In parole povere: può un blog promuovere o affossare una vendita?

Risposta: 25 milioni di persone in età adulta (tra i 25 ed i 34 anni) tra Regno Unito, Francia, Germania, Spagna e Italia, dopo aver letto recensioni pubblicate sul Web, hanno cambiato opinione su un'azienda e sui suoi prodotti o servizi.

Questa ricerca mette in evidenza alcuni punti:

  • 40 milioni di Europei non hanno effettuato un acquisto dopo aver letto dei commenti pubblicati on-line da utenti privati
  • Un Europeo su cinque ha cambiato la propria opinione su un determinato prodotto o servizio dopo aver letto blog di utenti privati
  • 26 milioni di Europei hanno cambiato la loro opinione, peggiorandola, su un'azienda dopo aver letto commenti su blog di utenti privati
  • 60 milioni di Europei comprerebbero con maggior probabilità un prodottoo un servizio di cui hanno letto un commento positivo su internet

Devo aggiungere altro?

domenica 16 dicembre 2007

Open Source, Brand o Home Made?

Scegliere un progetto con sorgenti aperti, acquistare un prodotto commerciale o sviluppare in casa qualcosa?
Già sapete la risposta: non esiste una sola risposta.
Ma, sofismi a parte, una cosa è certa: i costi ed i tempi si equivalgono quasi sempre.
Detta così, può sembrare una provocazione, ma forse ...

Certo, sono tre soluzioni apparentemente agli antipodi, una sorta di triangolo delle Bermuda del Project Management che divora le risorse di chi, incautamente, ci si avventura.
Tre strade destinate a non incontrarsi mai?

Come decidere quale strada prendere?
"Oscura è la via che conduce alla saggezza", ma molto ben illuminata quella che porta al baratro delle opere incompiute.
Innanzi tutto occorre decidere razionalmente, e soprattutto in funzione di reali esigenze.
Ed è qui che vi voglio! Quante volte avete preso una decisione sul come affronare un progetto credendo di conoscerne gli obiettivi e vi siete poi ritrovati a metà del guado completamente disorientati?

  1. Gli obiettivi sono chiari?
  2. Esiste un'analisi funzionale?
  3. Esiste un'analisi dei processi?
  4. E' possibile imbastire una simulazione per ogni singolo processo?
Se avete risposo di sì a tutte le domande:
a) vivete nel paradiso dei Project Manager
b) siete stati un po' impulsivi
c) siete degli ottimi commerciali

Sicuramente è facile dirvi come fare la scelta sbagliata:
  1. agite d'impulso sull'onda dell'entusiasmo di qualche demo commerciale
  2. affidatevi a consulenti aziendali che non siano tecnici con un'esperienza rilevante
  3. scegliete facendo la conta (ambarabba cicci coccò, tre civette...)
  4. imponete la vostra decisione senza coinvolgere il personale operativo
  5. date ascolto alle "sirene" (quelle di Ulisse) e fatevi illudere che quello che vi serve è compreso nello standard, costa poco o nulla e si ottiene in pochi mesi
A questo punto, una volta "smarrita la retta via", siccome qualche anima pia potrebbe ancora ricondurvi ad un insperato successo, dovrete:
  1. affidare eventuali implementazioni a personale improvvisato, inesperto e possibilmente in stage
  2. affidare a studenti universitari neo-laureandi l'implementazione (valida alternativa al punto 1)
  3. variare in corso d'opera gli obiettivi consolidati, e possibilmente aggiungerne di nuovi
  4. coinvolgere il personale impegnato nell'implementazione in nuovi progetti, e possibilmente variarne le priorità acquisite
  5. interrompere il processo di implementazione, per poi riprenderlo dopo alcuni mesi
  6. delegittimare il Project Manager
  7. dispensare colpe sfruttando il principio euristico della "roulette russa"
  8. dispensare lodi sfruttando i principi base della fisiognomica
  9. continuare ad ascoltare le "sirene" (ancora quelle di Ulisse) che vi sviolinano all'orecchio dolci melodie
Scherzi (o quasi) a parte, se davvero volete evitare il baratro delle opere incompiute, dovete almeno soffermarvi a valutare pro e contro di ogni soluzione.

Open Source: Riveste una grande attrattiva per il fatto che i sorgenti del software vengono messi a disposizione di tutti, ed è idea comune (ma sbagliatissima) che gli investimenti siano molto inferiori.
Innanzi tutto cosa ve ne fate dei sorgenti se non avete il personale in grado di gestirli (vi garantisco che per conoscere a fondo un progetto di medie dimensioni scritto da altri occorrono mesi, molti mesi e molta dedizione). E se avete il personale, siete proprio sicuri che convenga investire mesi nell'acquisire quelle conoscenze?
Poi, secondo voi, come credete campino gli sviluppatori di progetti Open Source? Non di consulenze?

Brand: Il luogo comune è che il prodotto commerciale è standard, e senza troppi sforzi è possibile essere operativi nel brevissimo periodo.
Beh, mi dispiace deludervi anche in questo caso, ma Babbo Natale non esiste.
L'operatività del brevissimo periodo si ferma al doppio click sul file "Setup.exe".
Se poi il brand di cui parliamo è una multinazionale leader di mercato, allora state freschi e siete appena caduti in uno dei tanti trabocchetti del loro ottimo ufficio Marketing.
Parole come standard, scalabile, semplice, integrabile, sono solo chimere. Sono un veleno che il mercato vi stà facendo scivolare nell'orecchio, mentre le "sirene" (sì, sempre quelle di Ulisse) vi distraggono con mirabolanti giochi di prestigio.

Home Made: In genere siamo convinti che i prodotti fatti in casa siano una via senza ritorno. E questo è vero se non disponiamo del personale adeguato, o se ci affidiamo all'illusione dello "stagista" miracoloso (anche qui vale il discorso fatto in precedenza su Babbo Natale).
Di sicuro avrete un prodotto "su misura", o come un buon abito di alta sartoria, o come un bel manufatto di tradizionale falegnameria.

Allora, siete ancora convinti che si stia parlando di tre strade completamente differenti?
La verità è che le grosse fregature si nascondono dietro ai luoghi comuni e che le "sirene" (questa volta non quelle di Ulisse) generalmente non lasciano presagire nulla di buono.

P.S.
Per chi fosse interessato ad approfondire il discorso delle "sirene" (quelle di Ulisse)

sabato 1 dicembre 2007

Information Technology "all'italiana"

Tutti saprete, ormai, del fatto che l'Italia è stata esclusa dall'Android Contest di Google per motivi legati alla normativa italiana che regola i concorsi.

A noi, che viviamo di IT, son cadute le braccia, per non dire altro.

Per fortuna sembra che gli uffici legali di Google si stiano dando da fare per riammettere l'Italia al contest.

Riporto il post per intero:

Le ultime su Android

21 novembre 2007 - ore 11.20

Scritto da: Stefano Hesse, Corporate Communications & Public Affairs Manager

Ringraziamo tutti coloro che ci hanno scritto riguardo l'Android Developer Challenge, fornendo contributi, opinioni e commenti. Devo dire che ci ha fatto molto piacere verificare la passione, l'attenzione e il senso partecipativo della community degli sviluppatori italiani.

In fase di preparazione dell'iniziativa, il nostro team legale ha richiesto, confrontato e verificato molti pareri inerenti l'apertura del contest agli sviluppatori residenti in Italia, fatto del quale saremmo non solo contenti, ma anche orgogliosi.

Le regole sulle manifestazioni a premio prevedono una serie di obblighi burocratici di notevole impatto per le aziende ed in particolare per le imprese che non hanno sede in Italia. Inoltre il regime delle esclusioni si presta ad interpretazioni non univoche.

Siamo in contatto comunque con tutte le istituzioni interessate, dato che è nostra intenzione essere totalmente in linea con i requisiti previsti dalla legge italiana e permettere agli sviluppatori residenti in Italia di partecipare alla seconda fase.

Ma la domanda che sorge spontanea è:

La normativa Italiana è in grado di promuovere l'innovazione IT, o stà condannando il paese ad un incolmabile ritardo tecnologico?

Noi, che investiamo la nostra creatività e le competenze duramente acquisite nel mercato italiano, stiamo sprecando BIT?

La comunità IT italiana è sola? Oppure con noi c'è anche qualche politico che non si limiti solo alla demagogia ed abbia a cuore interessi che vadano ben oltre il Criptofonino?

Devo dire che mi sento abbastanza sconfortato se guardo l'orizzonte italiano, ed a maggior ragione quando leggo che è stato presentato un disegno di legge per equiparare i bogger ai giornalisti e farli iscrivere al Roc (Registro unico degli Operatori di Comunicazione).

Ma secondo voi, dico, in questo momento l'Italia tecnologica ha bisogno di questo? Di nuova burocrazia?

Ma porc.. Non meravigliamoci se poi strutture come Google si sentono demotivate nell' aprire a società italiane iniziative come l'Android Challenge.