Articoli dal nuovo blog di Smartfeeling

domenica 29 giugno 2008

Lo zio Bill va in pensione. Io non volevo fare commenti, ma...

A quanto pare lo zio Bill ha deciso di lasciare le redini dell'azienda di Redmond.
Buon pro gli faccia, mi vien da dire. Che commenti vuoi fare?
E non ne farei nessuno, anche se la blogosfera non lascia certo passare inosservata la notizia.
C'è chi coglie l'occasione per fare commenti piu' o meno intelligenti, chi si limita al dovere di cronaca, ma anche chi esagera sparandole proprio grosse.
Avete letto "LA STAMPA" di oggi, domenica 29 giugno?
Mi riferisco al trafiletto di Mina: "Bill Gates homo abilis".
Io, che ho scritto il mio primo video game a dodici anni (1980), posso digerire quasi tutto l'articolo, con le attenuanti che è stato scritto da chi "ancora non sa cosa vuol dire software". Ma ci sono un paio di cose che proprio non mi vanno giu'.
Bill Gates non è l'inventore del computer, e non è grazie a lui che oggi in ogni casa c'è un PC. E' un grande imprenditore, questo sì, forse anche un benefattore (vedi fondazione Gates), ma non è certo per seguire un ideale di "libertà ed uguaglianza" che ha fondato Microsoft.
E' stato bravo a cavalcare l'onda un cambiamento che altri, come IBM, non avevano neppure intuito.
Ma, forse, Xerox e IBM avevano già inventato quasi tutto. Ok, non proprio tutto.

Ma il punto non è questo.
La cosa che proprio non ho digerito è l'affermazione che "Gates ha retrocesso l'Homo sapiens a Homo techno-abilis". "Chiunque usi il computer", continua Mina, "è un utente, cui non è necessariamente richiesta una conoscenza. La tecnologia ha soppiantato la scienza, l'uso pratico è diventato piu' importante del sapere".
Ma scherziamo?
E chi usa il frullatore allora cos'è? E la TV? E chi ascolta la musica con il lettore CD?
Ma di cosa stiamo parlando?
La tecnologia ci impedisce forse di pensare, ragionare, socializzare?
Siamo tornati alla santa inquisizione? Vogliamo continuare a demonizzare la tecnologia come male del nostro secolo? E la ferrovia allora? E la scoperta del ferro?
E' una polemica arida, vecchia, trita e ritrita, che ormai non funziona piu' neppure nel trash del trash piu' trash.

Ma Mina, noi geek dal cervello ormai atrofizzato dalle radiazioni emesse dalle CPU dei nostri marchingegni diabolici, ti perdoniamo e continueremo ad amarti ed ammirarti.
Perdonaci anche tu, se vuoi, in fondo le nostre sono solo parole, parole, parole...

sabato 28 giugno 2008

R&D 2.0: quando il cliente ci mette lo zampino...

Ecco un bell'esempio di WIKINOMICS, dove consumatori e creativi si incontrano per conversare di design e magliette.
La cosa funziona così:
Tu sei un designer e proponi al sito la tua opera.
Io sono un consumatore (anzi, consum-attore) mutante, e voto per l'opera che piu' mi rappresenta.
Le opere migliori vengono prodotte e vendute dal sito.

La genialata è venuta ai creativi di feeldude.com.
Ora, a parte il fatto che con 22 euro vi portate a casa un pezzo di design in tiratura limitata (magari di un futuro Renzo Piano), cercate di focalizzare bene il concetto di fondo:
utenti che generano prodotti.

Stiamo parlando di Community in cui chi vende e chi compra conversa di ciò che piu' gli stà a cuore.
Questa è la direzione in cui stà andando il mercato.
Pensate di poter far la stessa cosa con i vostri clienti?

venerdì 27 giugno 2008

Web 2.0: 10 Marketing F.A.Q


Mi rendo conto che oggi, cercare di capire cosa sia il Web 2.0 (o l'Enterprise 2.0), non sia cosa tra le piu' semplici. Vuoi per il fatto che non si può essere informati sempre su tutto, vuoi perchè ormai la rete ha metabolizzato le "buzz word" del momento (Web 2.0 ed Enterprise 2.0) e produce tonnellate di informazioni piu' o meno chiare.
Fatto stà che il fenomeno è realmente degno di nota, e per questo motivo vi propongo il mio punto di "svista" sull'argomento sotto forma di F.A.Q.

  1. Internet è il Web 2.0?
    No, non tutto Internet è Web 2.0. Ma il Web 2.0 è parte di internet.
    Internet non ha ne anima ne intelligenza, è solo uno strumento stupido basato su certe tecnologie stupide.
    L'unico scopo di internet è quello di connettere le informazioni tramite iperlink.
  2. Ma allora cos'è il Web 2.0?
    Il termine è stato coniato per descrivere e rendere piu' chiaro il cambiamento che stava avvenendo nel modo di utilizzare internet.
    Nuove applicazioni e tecnologie hanno consentito alle persone comuni (non addetti ai lavori) di partecipare alla creazione di contenuti da pubblicare su internet.
  3. Allora, il Web 2.0 sono le persone?
    Sì, sono le persone. Persone che si ritrovano in comunità virtuali, che condividono opinioni, informazioni, che discutono dei loro gusti personali, dei loro interessi, che si mettono in mostra o anche semplicemente ascoltano e osservano.
    eBay, YouTube, Ning, LinkedIn, Orkut, Hi5, e molti altri, sono diventati un punto di incontro in grado di soddisfare i bisogni piu' disparati di milioni di utenti.
    Che si tratti di acquisti, socializzazione, collaborazione o condivisione, i nuovi protagonisti sono i "social network".
  4. eBay? Ma eBay non è un sito per il commercio elettronico?
    Niente affatto. eBay è un social network, fondato sulla reputazione dei suoi partecipanti, per la vendita all'asta di prodotti on-line.
    E' proprio la “reputazione” dei suoi partecipanti, il vero successo di eBay.
    eBay ha 195 milioni di utenti, e raggiunge un target inimmaginabile fino a pochi anni fa, quando ancora non esisteva.
    eBay ha capito che il suo successo è legato alla gestione della reputazione, e da qualche mese ha cambiato le politiche di rating: ora basta un solo feedback negativo per compromettere la posizione di un venditore. I venditori sono insorti ed hanno minacciato di boicottare la piattaforma, ma eBay è stato inflessibile.
    Non è solo il prezzo a fare la differenza per chi acquista, eBay l'ha capito.
    Il rischio era che eBay diventasse un bazaar nel quale l'unico metro di misura fosse il prezzo. Presto molti venditori l'avrebbero abbandonato, per evitare la corsa al centesimo, e lo stesso avrebbero fatto molti acquirenti, incerti dell'affidabilità dei venditori stessi (voi comprereste da un venditore cinese con zero feedback o qualche feedback negativo?)
  5. Cosè la “reputazione” su internet?
    La reputazione è ciò che gli altri dicono di noi. La reputazione su internet si costruisce facendo comunicazione su internet, facendo in modo che si parli di noi, parlando di noi a platee interessate a quello che abbiamo da dire.
    Per chi fa commercio elettronico, la reputazione stà diventando il nuovo tormentone.
    Chi ha la miglior reputazione per parlarvi di un certo prodotto, sarà anche colui che ascolterete piu' attentamente al momento dell'acquisto.
  6. Allora basta scrivere qualche redazionale ed inverstire un po' su Google per crearsi una reputazione?
    Non basta. La reputazione non si può comprare. Non direttamente. Il posizionamento nei motori di ricerca non è piu' l'unica leva su cui agire per acquistare una posizione dominante sul web.
    Gli utenti valutano altre fonti, considerate molto piu' attendibili di un banner a pagamento: gli “esperti” (chi ha già fatto l'esperienza) e i conoscenti.
    Google stesso, come motore di ricerca, ha tutto l'interesse a presentare ai suoi clienti (coloro che fanno ricerche sul web) i risultati che piu' rispondono alle aspettative.
  7. Io ho una reputazione su internet?
    Sì, tutti abbiamo una reputazione, buona, meno buona o non-reputazione.
    Una buona reputazione è costituita da ciò che si dice di noi, da come noi comunichiamo con i nostri interlocutori.
    Quando la nostra reputazione è composta anche da giudizi negativi, allora può diventare meno buona, ma non esiste una cattiva reputazione a priori.
    Una reputazione non buona può essere anche una non-reputazione.
    Se siamo attori di un mercato, e non si trova traccia di noi, che opinione possono avere i nostri possibili clienti?
    Una non-reputazione è una cattiva reputazione, se confrontata con una reputazione qualunque.
    Essere ignorati su internet, equivale a non esistere affatto.
  8. Come posso convincere gli utenti a parlare bene di me?
    Gli utenti non si controllano in alcun modo, devono essere coinvolti.
    Un utente coinvolto è un utente gratificato, che contribuirà alla nostra buona reputazione su internet.
  9. Un bel sito internet è sufficiente alla mia buona reputazione sul web?
    Il sito istituzionale ha lo stesso effetto di un cartello stradale con indicazioni commerciali.
    Fa capire che esistiamo, ma non è piu' efficace del nominativo posto sulle pagine gialle.
    Oggi nessuno valuta positivamente la comunicazione istituzionale, quella del brand.
    Chi deve acquistare un prodotto non ascolta il venditore (che è, per forza di cose, di parte), ma preferisce chiedere in giro, informarsi con amici e conoscenti, capire di piu' da chi ha già acquistato quel prodotto, da chi ha già fatto quell'esperienza.
    Chi deve acquistare un nuovo prodotto si informa su quale sia il produttore con la miglior reputazione.
  10. Ma allora internet può diventare un problema?
    Mai, solo un'opportunità.
    Il problema nasce solo se la concorrenza è piu' forte di noi, e riesce ad avere una reputazione web migliore della nostra. Solo allora, nel confronto, risulteremmo svantaggiati.
    Internet, il Web 2.0 e l'Enterprise 2.0, ci stanno offrendo un'immensa serie di opportunità.
    Per saperle cogliere è sufficiente saperle riconoscere ed allungare la mano.

giovedì 26 giugno 2008

Folksonomy for business


Siete creativi?
Credete nelle vostre potenzialità comunicative?
Allora mettetevi alla prova, e magari guadagnate anche qualche dollaro.
NameThis.com ha ben capito quale sia il potenziale del tagging sociale, ed ha deciso di farlo diventare un vero business.
Ma la cosa sorprendente è che il risultato non ha nulla da invidiare alle piu' costose sedute di brain storming dei piu' quotati studi di consulenza pubblicitaria.
Che voi ci crediate o no, anche nelle nostre imprese è nascosta tanta creatività, magari relegata dietro una scrivania consunta o pile di scartoffie sdrucite.

International Forum on Enterprise 2.0.... WOW!!

Sono così carico di spunti, idee ed infantile entusiasmo che non so da dove iniziare.
Potrei iniziare col parlare degli oltre 300 iscritti, dei relatori internazionali del calibro di Thomas Vander Wal (è l'inventore del termine "folksonomy"), Lawrence Lock Lee (guru della Social Network Analysis, che è tipo la business intelligence dei social network), o Luis Suarez (community builder IBM e colui che ha abbandonato la posta elettronica), o Norman Lewis (evangelist Telco, con una visione chiara e disarmante di cosa sia la tecnologia per i giovani).
Vorrei invece iniziare ringraziando tutti coloro che si sono prodigati per organizzare l'evento, perchè stanno credendo in un cambiamento che offrirà alle aziende italiane un vantaggio competitivo formidabile sul mercato mondiale.
Vorrei ringraziarli perchè credono realmente nel cambiamento, e non cercano di strumentalizzare e sfruttare quella che potrebbe sembrare l'ennesima trovata di un marketing agonizzante.
Enterprise 2.0 non è solo una buzz word, ma l'espressione di un cambiamento reale che tutti stiamo intuendo, ma che molto spesso fatichiamo a focalizzare.
Quindi un grazie ad Emanuele Quintarelli, che si è prodigato ed ha contribuito alla realizzazione di un evento come pochi se ne vedono oggi in Italia.

Mi auguro che presto pubblichino le slide di presentazione ed i risultati del survey compilato dagli iscritti (io, per lo meno, lo vorrei ;)).
Quando accadrà vi garantisco che pubblicherò tutto il possibile.

lunedì 23 giugno 2008

Passionate employees

Quando la posta elettronica diventa un problema?

Sono sicuro che starete pensando allo spam.
Certo, è un grosso problema, ma non parleremo di questo.
Parleremo invece dell'uso che molti di noi, nei propri uffici fanno della posta elettronica, o meglio, parleremo dell'abuso che facciamo della posta elettronica.
E' ormai un'abitudine consolidata quella di utilizzare la posta elettronica per ricevere news (chi non è iscritto almeno ad una news letter?), comunicare con colleghi, partners, clienti ed amici.

La nostra amata posta elettronica, quella che ha sostituito la posta tradizionale, telefonate e fax, è diventata pian piano un immenso archivio, piu' o meno strutturato, un repository di conoscenza senza il quale saremo persi.
Quante cartelle avete nel vostro Outlook o Thunderbird?
Utilizzate anche calendari ed attività?
Certo che sì. E quanto è facile recuperare le informazioni? E ricostruire l'evolversi di una trattativa? E condividerle con i vostri colleghi? E delegarne l'utilizzo ad uno o piu' nuovi colleghi? E mantenere il know how all'interno dell'azienda una volta che voi avrete cambiato posizione lavorativa (magari accettando una proposta dell'odiata concorrenza)?

Il punto è che la posta elettronica è diventata un repository di informazioni, e non piu' solo un canale (come dovrebbe essere).
Il nostro lavoro quotidiano, all'interno di un'impresa, produce "informazioni".
Comunicazioni con clienti, contratti con fornitori, con i rivenditori, con i colleghi, ecc..
Ogni dipartimento produce informazioni, e molte di queste informazioni vengono archiviate esclusivamente nelle caselle di posta elettronica, e restano di dominio esclusivo del mittente e del ricevente.

Quanto tempo passate a "smistare" i messaggi della vostra casella di posta elettronica?
In quanto tempo riuscite ad identificare un messaggio importante?
Quanti messaggi importanti avete cestinato come spam? Quanti ne ha cestinati il vostro sistema di antispam?
Non avete la sensazione che si stia abusando della posta elettronica?
Non pensate possano esistere soluzioni differenti, piu' sicure, scalabili e condivisibili della posta elettronica?
Non pensate che per certi usi una comunicazione "peer-to-peer" non sia adatta?
Non credete che anche i vostri clienti siano stufi di ricevere tonnelate di mail con news di ogni tipo, difficilmente distinguibili dal comune spamming?
Vi siete mai chiesti che fine farà quel messaggio così importante che avete repentinamente inoltrato al vostro solerte collaboratore? Come verrà archiviato e dove?

Bene, credo di avervi annoiato abbastanza.
Il punto è che il Web 2.0 può realmente entrare in azienda per aiutarci a lavorare meglio con le nostre informazioni.
Nell'utilizzare il nostro programma di posta elettronica, tutti noi, produciamo informazioni da comunicare ad un destinatario, le strutturiamo cercando di organizzarle in cartelle e le archiviamo assegnandogli etichette.
Senza rendercene conto facciamo le stesse cose che fanno i bloggers, i wikipedians o taggers su del.icio.us. L'unica e fondamentale differenza e che lo facciamo con uno strumento non sempre all'altezza.
Anche se odio le "buzz words" ne userò un'altra: Enterprise 2.0.

Wiki, blog, tags (ed e-mail) possono rendere il nostro lavoro molto piu' semplice, produttivo e piacevole. Possono, soprattutto, rendere le informazioni molto piu' fruibili.
Non sono d'accordo con chi insiste troppo sul fatto che l'Enterprise 2.0 sia prima di tutto una rivoluzione culturale, un dover rivedere per forza i paradigmi della cultura aziendale.
E' in parte anche questo, ma non si tratta di un passaggio traumatico e costoso, non stiamo parlando di rivoluzionare nulla.
Si tratta solo di imparare. Apprendere nuovi modi di fare le stesse cose, e magari riscoprire vecchie metodologie per fare cose nuove.
Imparare a sfruttare meglio gli strumenti meravigliosi e le infinite possibilità che il web ci offre.
E non sottovalutate la tecnologia. Se avete grandi idee e obiettivi ben chiari, ma non disponete della tecnologia adatta, farete un grosso buco nell'acqua.
Ed e' vero anche il contrario, una buona tecnologia senza obiettivi chiari ed idee funzionali equivale ad aver scoperto un'astronave nel giardino di casa (mi dite cosa ve ne fate?).

Vi invito a riflettere, liberate la mente da tutte le definizioni su cosa sia il Web 2.0 o l'Enterprise 2.0.
Sono solo punti di vista, non esite (per fortuna) il libro delle risposte assolute (no, non è wikipedia:)).
Sperimentate, provate ad inserire un articolo su wikipedia (esiste un riferimento alla vostra azienda?), provate a creare un blog e postate un articolo, iniziate ad usare del.icio.us e a scoprire le potenzialità della folksonomy (altri utenti che hanno taggato le vostre stesse pagine, e ne hanno di loro, magari con tag piu' azzeccati, ...).
C'è un mondo qui fuori, un universo che nessuno vi spiegherà mai solo a parole.
Vivetelo, o almeno provateci. Cercate di capire cosa sia la "User Experience" al di fuori di ogni definizione.
Poi, riprendete pure ad ascoltare i vostri consulenti....

domenica 22 giugno 2008

... Ecco la risposta!



Se vi state ancora chiedendo
Come ha fatto Nintendo a surclassare quel mostro sacro di Sony?

Questi vi cantano la risposta.

giovedì 19 giugno 2008

Come ha fatto Nintendo a surclassare quel mostro sacro di Sony?


Non ho resistito, è come un corso di marketing virale in pillole.
Dovrebbe esserci un pò piu' di filosofia "Wii" anche in tutte le imprese italiane.

Quasi quasi compro una wii...

mercoledì 18 giugno 2008

Enterprise 2.0: Una nuova saga fantascientifica?

Perdonatemi lo "spirito di patata", ma molto spesso mi sento chiedere che cosa sia l'Enterprise 2.0 e voglio cogliere l'occasione per fare una piccola introduzione all'argomento.

Non stiamo parlando dell'ennesima trovata del mercato della comunicazione globale per propinarci qualche nuova moda ipertecnologica, ma soprattutto non stiamo parlando di una moda.
Si tratta, in un certo senso, di un'evoluzione che vede coinvolte le imprese.
Quanto sarà veloce quest'evoluzione? Come si estenderà? Sarà un fenomeno esplosivo o un lento ed impercettibile cambiamento? Avrà la firma "virale" propria di molti fenomeni "Web 2.0", oppure la destrezza del "bradipo burocrate"?

Cominciamo introducendo l'argomento Enterprise 2.0 con una delle affermazioni, a mio parere, piu' significative: Attingere dal potenziale della tua azienda meglio di quanto non lo faccia la concorrenza, questo è il vero vantaggio competitivo.”

La genesi.

Il termine "Enterprise 2.0" è stato introdotto da Andrew McAfee nel 2006 (Professore associato alla Harvard Business School) che forniva una definizione di questo tipo: “Enterprise 2.0 is the use of freeform social software within companies. ”.

La definizione data non lo soddisfava completamente e circa una settima dopo (il 27 Maggio 2006) la corregge: “Enterprise 2.0 is the use of emergent social software platforms within companies, or between companies and their partners or customers. ”.

In definitiva, per Enterprise 2.0 si intende l'utilizzo di piattaforme di social software all'interno delle Aziende. E' un termine mutuato dal ben noto “Web 2.0”, che descrive a sua volta l'evoluzione che ha portato alla diffusione dei social network.

I Social Network

Un Social Network è una comunità di persone desiderose di condividere i propri interessi e attività con altri, o di trovare altre persone che vogliano condividere con loro i loro stessi interessi.

I Social Network si fondano principalmente su software web-based, ed offrono svariati modi di interazione come chat o voice chat, email, forum, video, blog, e altro.

I Social Network hanno rivoluzionato il modo di comunicare e condividere informazioni.

Milioni di persone utilizzano quotidianamente, in modo attivo o passivo, piattaforme come Blogger, Meebo, Bebo, MySpace, Hi5, Orkut, Facebook, LinkedIn, Twitter, Ning, ecc.

I Social Network e le Imprese.

I Social Network hanno cambiato il modo in cui le informazioni vengono veicolate, generate, rielaborate ed assimilate dai vari attori del processo comunicativo.

Il "Web 2.0", per usare un termine che piace molto al markenting, ha trasformato il web in un immensa rete di persone, e non piu' solo di informazioni e dati (Web 1.0).

Di blog in blog, di forum in newsgroup, le informazioni vengono diffuse ad una velocità inimmaginabile fino ad ora, ma, cosa piu' importante di tutte, con un impatto finora sconosciuto.

Chi partecipa ad un Social Network, legge un blog, si iscrive ad un forum o crea una propria pagina pubblica su LinkedIn, lo fa con una grandissima motivazione: conoscere e far conoscere.

Condividere, è diventato prioritario.

Apparentemente questo sembra stonare con la natura stessa delle Imprese, che tendono piu' a tesaurizzare le informazioni, a chiudersi in un atteggiamento difensivo e diffidente, piuttosto che aprirsi alla condivisione delle proprie informazioni.

Ma le imprese possono trarre enormi vantaggi nello sposare il Web 2.0, tanto che qualcosa stà realmente cambiando.

Infatti, i Social Network:

  • Connettono persone a costi bassissimi.

  • Sono profilabili (Internal Social Network ed External Social Network ), si può scegliere con chi condividere informazioni e quali. Non tutto è pubblico

  • Organizzano le informazioni e le archiviano

  • Rendono le informazioni disponibili sempre ed ovunque

  • Abbattono le barriere geografiche, consentendo l'estensione della rete oltre i limiti fisici.

  • Possono generare importanti repository di conoscenza, condivisibile a diversi livelli professionali.

  • Creano nuove motivazioni e gratificano chi vi partecipa in forma attiva

Quando l'impresa sposa il Social Network, prende vita un qualcosa di nuovo, l' Enterprise 2.0.

Cosa stà accadendo dietro al firewall?

All'insaputa di molti, le tecnologie del Web 2.0 sono già entrate all'interno delle nostre imprese, ma l' hanno fatto in modo silenzioso come parte del naturale utilizzo di strumenti internet.

Non si tratta di strumenti sconosciuti, ma stiamo parlando di Google, Skype, MS Messenger, Feed RSS, Podcast, Blogs, LinkedIn, Wikipedia, Twitter, ecc..

Strumenti che vengono utilizzati da tutti, in modo trasversale, dagli impiegati ai manager.

Quindi, per dirla in parole povere, dietro al firewall il Web 2.0 stà dilagando, ma questo non è certo Enterprise 2.0.

Una rivoluzione culturale.

Prima ancora di essere una rivoluzione tecnologica, l'Enterprise 2.0 è una rivoluzione culturale.

Non è tanto la tecnologia (che certo conta parecchio) a decretare il successo di una soluzione Enterprise 2.0, quanto l'atteggiamento mentale e le convinzioni dei suoi promotori e del management aziendale.

In Italia è opinione diffusa che le conoscenze debbano essere protette. Monopolizzare le informazioni, tesaurizzarle e nasconderle agli altri, crea un certo senso di tranquillità nei nostri impiegati e manager.

Avete mai notato che molti dei nostri uffici sembrano in lotta tra loro?

Lotta e non competizione. Quotidianamente assistiamo alla guerra fredda delle informazioni.

La gelosia che gli impiegati delle nostre aziende, sia pubbliche che private, riversano sulle informazioni, crea un danno alle imprese.

La paura è quella di perdere "potere", di essere meno utili e indispensabili. I colletti bianchi italiani, oggi, lottano per lo piu' per conservare la loro fetta di potere (secondo il loro punto di vista).

Ne consegue un ambiente di lavoro pervaso da un clima non troppo edificante. Le piccole lotte di potere interne hanno come unico risultato quello di rendere molto difficoltosa la circolazione delle informazioni all'interno dell'azienda.

Condividere, collaborare e far circolare le informazioni e le idee legate ad un progetto, questo è uno degli obiettivi degli strumenti di Enterprise 2.0.

E da un'idea nasce un'altra idea, maggiori sono le informazioni che facciamo circolare in azienda e maggiori sono le probabilità che nascano nuove idee, anche in modo insospettabile. (questo è anche il perno su cui ruota questo blog: le idee)

Alla domanda, "quali saranno i paladini dell'Enterprise 2.0", c'è un'unica risposta: i manager.

Sono proprio i manager, coloro che daranno voce e corpo all'Enterprise 2.0.

Solo i vertici aziendali possono promuovere iniziative Web 2.0 che siano produttive e profittabili per le imprese, e motivare gli utenti verso l'utilizzo di sistemi in grado, da una parte, di rendere migliore il loro lavoro, e dall'altra di portare immensi vantaggi all'impresa.

L'azienda deve evolvere i propri modelli organizzativi verso una maggior collaborazione e condivisione delle informazioni.

Non si tratta di coinvolgere solo il personale interno, ma anche la propria rete vendita, clienti e collaboratori.

Innescare, anche nei confini delle imprese, quel fermento virale che viviamo ogni giorno sul web 2.0, può diventare la sfida da affrontare in un prossimo futuro.

Certo è che i manager dovranno rinunciare a parte del controllo che normalmente esercitano sui propri collaboratori in cambio di quella passione, di quella creatività, della capacità di innovazione e della flessibilità ormai indispensabili nell'affrontare le sfide del mercato odierno, sempre piu' globale ed in rapido mutamento.

Enterprise 2.0 ai blocchi di partenza.

Promuovere collaborazione, comunicazione ed innovazione meglio di quanto non lo faccia la nostra concorrenza, può diventare veramente un grosso vantaggio competitivo.

E' quello che emerge anche dall' Enterprise 2.0 Conference (http://www.enterprise2conf.com/) tenutasi a Boston nei giorni dal 9 al 12 giugno.

La cooperazione creativa, l'ascolto dei propri clienti, la riduzione dei costi, la capitalizzazione della conoscenza ed incremento della flessibilità, possono essere attuati grazie a strumenti tecnologici come Wiki, blog, feed rss, strumenti di tagging e social networks.

McAffee definisce sinteticamente i fondamenti dell' Enterprise 2.0 con l'acronimo “SLATES”.

  • Search: Consente agli utenti di ricercare informazioni rilevanti all'interno di un'organizzazione

  • Links: Consente agli utenti di connettere tra loro informazioni rilevanti

  • Authorship: Consente agli utenti la creazione e la pubblicazione di contenuti

  • Tags: Gli utenti possono strutturare le informazioni assegnandogli parole chiave, organizzandole così in un repository di facile consultazione.

  • Extensions: Consente di estendere le informazioni richieste dagli utenti aggiungendone di altre pertinenti (es: “See also:...”)

  • Signals: Consente agli utenti di essere informati in tempo reale (mail, sms, notifica messenger) quando un'informazione di proprio interesse è stata inserita o modificata.

Riassumendo:

  1. Ricercare informazioni

  2. Collegare informazioni

  3. Produrre informazioni

  4. Categorizzare informazioni

  5. Ampliare informazioni

  6. Essere avvertiti quando cambia l'informazione

Ma attenzione, al centro di tutto non ci sono le informazioni, bensì gli utenti.

Dipendenti, clienti e partner sono i veri protagonisti dell'Enterprise 2.0.

martedì 17 giugno 2008

International Forum on Enterprise 2.0

Il 25 giugno 2008 si terrà a Varese L'International Forum on Enterprise 2.0.
E' un'occasione da non perdere, ed è gratuito.
Iscriversi è molto semplice, basta compilare il form.
Non ci sono scuse, se volete capire meglio cosa sia l'Enterprise 2.0, non potete mancare.
Ecco il programma:

International Forum on Enterprise 2.0 - 25 Giugno 2008
Aula Magna Università dell'Insubria
Via Ravasi, 2 - Varese (Italia)

Tutti gli interventi saranno disponibili sia in lingua inglese che in italiano.

9.00 – 9.45 Registrazione
9.45 – 10.00 Apertura dei lavori

Renzo Dionigi (Rettore dell'Università dell'Insubria)

Un panorama sull'Enterprise 2.0 e sul suo valore strategico per le organizzazioni
10.00 – 10.30 Il Web 2.0 supera le porte dell'azienda

Rosario Sica, Emanuele Quintarelli

10.30 – 11.00 Non è (solo) tecnologia!: l'Enterprise 2.0 come nuovo paradigma organizzativo e strategico

(TBD)

Enterprise 2.0: Strumenti e storie di successo internazionali
11.00 – 11.30 Costruire comunità web che aggiungono valore

David Terrar (D2C e ITBrix LLC)

11.30 – 12.00 Analisi dei network sociali. Le conversazioni informali come asset tangibili per l'azienda

Laurence Lock Lee (Optmice)

12.00 – 12.30 Coltivare Wiki per cambiare l'organizzazione ed aumentare i profitti

Stewart Mader (Atlassian)

12.30 – 13.30 Business Lunch & Networking

13.30 – 14.00 Il "Social tagging" per liberare l'intelligenza collettiva

Thomas Vander Wal (InfoCloud Solutions)

14.00 – 14.30 TamTamy: la risposta alle esigenze dell’Enterprise 2.0

Emanuela Spreafico (Reply)

14.30 – 15.00 "Thinking out of the inbox": più collaborazione riducendo le e-mail

Luis Suarez (IBM)

15.00 – 15.30 Consumerizzare i servizi aziendali per avvicinarsi ai propri clienti

Ran Shribman (Worklight)

15.30 – 16.00 Coffee Break & Networking

Casi italiani
16.00 – 16.30 Innovare attraverso la collaborazione. La community della rete vendita

Diego Gianetti (BTicino)

16.30 - 17.00 Vodafone Lab: la sfida della comunicazione 2.0 di Vodafone Italia

Andrea Ferri (Vodafone Italia)

Enterprise 2.0 at Work
17.00 - 18.00 Come portare l'Enterprise 2.0 nella tua organizzazione

Emanuele Scotti (Open Knowledge), Roberto Battaglia (Intesa Sanpaolo), Fabrizio Iaconetti (Future Drive), Roberto Bellini (AICA Milano)

18.00 - 18.15 Chiusura dei lavori: presentazione del Corso di alta specializzazione in Enterprise 2.0

Gaetano Aurelio Lanzarone (DICOM)

18.30 Fine della Conferenza



lunedì 2 giugno 2008

Social Network 3.0


Generalmente, quando sento parlare di web 3.0, vedo che la tendenza è quella di far riferimento ai motori di ricerca tipo Powerset (Beta di un motore semantico che per ora effettua ricerche solo su wikipedia).
Personalmente, non credo che il web semantico sia tutto qui, ed anzi sono convinto che ben presto lo strapotere dei "Search Engine" subirà un brusco rallentamento.

I "Motori di Ricerca" sono l'emblema del Web 1.0, quello fatto da una moltitudine di pagine ipertestuali collegate le une alle altre.
La naturale complessità che caratterizza l'organizzazione delle informazioni sul web, ed il caos che ne deriva, ha arricchito moltissimi "Search Engine" a partire da Altavista (che molti hanno dimenticato, ma che stà ritrovando nuova vita grazie a "Yahoo! Search Technology" che gli fornisce i risultati di ricerca).

Se è vero che il Web 2.0 è stato caratterizzato dai "Social Network", è altrettanto vero che anche qui i motori di ricerca l'hanno fatta da padroni,
non solo dal punto di vista applicativo, ma anche da quello economico (i motori di ricerca comprano community, social network e blog).

Ma cosa sarà dei Social Network nel Web 3.0?
Quale sarà il futuro dei Social Network?
Parleremo ben presto di Social Network 3.0?
Anche i Social Network stanno cambiando, e stanno organizzando la loro complessità, ma lo fanno scavalcando i motori di ricerca.
I Social Network stanno riorganizzandosi nel modo piu' naturale possibile: SOCIALIZZANO tra loro (e cercano di "capirsi").
Cioè, iniziano a referenziarsi gli uni agli altri. E questo i "Search Engine", i padroni, lo sanno, eccome se lo sanno. (Ricordate le OpenSocial API di Google?)

Sembra ormai chiaro che il futuro della "Net Economy" siano i nuovi Social Network.
Quindi, uomini del marketing, preparatevi ad investire una parte del budget dedicato al Web anche nei Social Network.
Già, facile a dirsi, ma ben altra cosa è mettere in pratica il consiglio.
Non esiste infatti un chiaro modello di business che ricalchi ciò che oggi viene fatto per il S.E.O o l'Advertising (piu' o meno intelligentemente).
In altre parole, posto che il budget ci sia, come potremmo investirlo?

La risposta stà, almeno in parte, nel termine Enterprise 2.0 (anche se il termine mi da la nausea).
Cioè, Social Network applicato alle imprese (Proprio quello di cui si parla qui su Smartfeeling, nel caso servisse ricordarlo ancora).
Enterprise Social Network: ecco il futuro delle imprese su internet.

Bene, per ora mi fermo qui, riprenderemo il filo di questo ragionamento in seguito. Nel frattempo vi invito a documentarvi ulteriormente (magari rileggete anche i miei vecchi post, c'è un filo conduttore) e a pensare un termine meno "vomitevole" di Enterprise 2.0.
Anzi, se avete qualche idea per sostituire il termine Enterprise 2.0, non esitate a commentare questo post.