Articoli dal nuovo blog di Smartfeeling

venerdì 28 novembre 2008

Video on-demand del TamTamyDay

Sono on line i video on-demand dell'evento di ieri.
Potete trovarli nella sezione "ON-DEMAND" di Mogulus.
Accodo anche un breve screencast che mostra come accedere ai contenuti "ON-DEMAND", buona visione.

giovedì 27 novembre 2008

TamTamyDay: oggi on-line

Se non siete ancora iscritti o collegati, affrettatevi perchè il TamTamyDay è oggi. Si stà parlando di crisi e di internet, di enterprise2.0 e di opportunità.

Alle 12.00 potrete assistere alla tavola rotonda tra bloggers.
12.00-13.00: Enterprise 2.0: the Big Picture - Focus group Master Blogger
David Orban, Mafe de Baggis, Marco Massarotto e Gian Angelo Geminiani discutono della nascita del fenomeno negli Stati Uniti e della sua evoluzione attuale con trend di crescita, diffusione nel mondo e proiezioni sulle prospettive a breve.
Ci sono anch'io, con la mia "bella" cadenza romagnola :)
Nel caso non riusciate a seguirlo per mancanza di tempo o per sovraccarico della rete (ci sono già tantissimi utenti collegati e potreste avere problemi di streaming), nei prossimi giorni vi terrò aggiornati sul come reperire le registrazioni video e interviste.

Vi aspetto ;)

sabato 22 novembre 2008

Appuntamento On-Line per il 27 novembre: TamTamyDay

Se siete interessati al tema dell'Enterprise2.0, non potete mancare alla maratona del 27 novembre sul sito TamTamyDay.

Il dibattito verterà sulle prospettive di innovazione Web 2.0 in tempi di crisi e su come la tecnologia possa supportare le aziende in termini di produttività, sviluppo del business e contenimento dei costi. Durante l'evento, moderato da Marco Montemagno, non solo sarà possibile ascoltare le testimonianze di diverse realtà italiane Enterprise e PMI che si sono contraddistinte nel panorama dell'Enterprise 2.0 e del Social Networking, ma anche interagire su TamTamy.
Vi consiglio di effettuare l'iscrizione al portale di TamTamy, in questo modo avrete la possibilità di interagire con altri partecipanti e di sperimentare dal vivo la piattaforma di Reply.

mercoledì 19 novembre 2008

Strumenti per l'Enterprise 2.0: Il Corporate Blog (Seconda Parte)

Nel post precedente ho trattato il concetto di corporate blog da vari punti di vista (la piattaforma, i contenuti, la forma, ecc..).

Rileggendolo, però, mi sono reso conto che non risulta chiaro il "cosa non si dovrebbe fare in un corporate blog".
Non ho affrontato prima l'argomento perchè è molto soggettivo, opinabile, e contestualizzato agli obiettivi del blog.
Mi spiego meglio.
Se il nostro obiettivo è quello di creare un canale di news aziendali (cioè istituzionali), allora le riflessioni che seguono non hanno alcun significato. Se invece il nostro obiettivo è quello di avviare una conversazione con i nostri lettori, coinvolgerli e renderli partecipi, allora conviene fare una breve riflessione.

Quali errori evitare in un Corporate Blog?
  1. Non definire con chiarezza il target di riferimento: Innanzi tutto occorre definire il nostro target. Sesso, età, livello di istruzione, settore professionale, ecc.. Meglio definiamo il profilo dei nostri lettori e meno problemi avremo poi nella definizione degli obiettivi e del piano editoriale. Cerchiamo di dipingere il ritratto del nostro "lettore tipo". E' un imprenditore? E' un operaio? E' uno studente? E una casalinga o una manager? Un professionista? Cosa legge? ecc... (piu' domande vi fate e meglio è).
  2. Non definire con chiarezza gli obiettivi: Cosa vogliamo ottenere dal nostro blog? Cosa pensiamo di offrire ai nostri lettori? Come pensiamo di coinvolgerli? Desideriamo mantenere un certo distacco? Oppure, desideriamo coinvolgerli, appassionarli, farli riflettere? Ci interessa solo il lato S.E.O. del blog?
    Cerchiamo di chiarire bene cosa vogliamo ottenere dal nostro blog aziendale.
  3. Crearsi aspettative incoerenti con gli obiettivi: Se la nostra idea di corporate blog è quella di un freddo "canale informativo", allora non dovremmo aspettarci coinvolgimento e partecipazione, ma neppure un interesse eccessivo da parte dei nostri lettori (il sito istituzionale fa già lo stesso lavoro). Quando si decide di essere formali e distaccati, non ci si può aspettare troppa empatia da parte dei nostri interlocutori.
  4. Utilizzare il blog come sito web o portale: Il blog non è il nostro sito aziendale e neppure un social network o un forum. Il blog è solo un blog, con tutti i limiti tecnologici della piattaforma. Prima di affrontare l'avventura del "corporate blog", cerchiamo di capire se è la piattaforma giusta per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati (vedi punto 2).
  5. Porre vincoli in contrasto con gli obiettivi: Se il nostro obiettivo è coinvolgere i lettori, spingerli a partecipare e commentare i nostri post, rispondere con altri post su altri blog, segnalare i nostri post ad amici e conoscenti, allora dobbiamo stare molto attenti a non porre troppi vincoli "istituzionali" al nostro corporate blog. Qui entra in gioco il concetto di paura. Paura di sbagliare, paura di dire troppo, paura di esporsi, paura di decidere, paura di essere fraintesi, paura della paura. E' normale avere paura quando si affrontano attività nuove e sconosciute, ma un eccesso di prudenza può allontanarci di molto dai nostri obiettivi.
    Vi faccio un piccolo esempio pratico, considerando come obiettivi quelli appena citati:
    * Nascondere l'autore o gli autori: Quando leggete un blog, non vi interessa sapere chi stà scrivendo? Se volete postare un commento, a chi lo indirizzate, all'azienda? Secondo voi è piu' facile sentirsi coinvolti in una conversazione con "un'entità istituzionale" come l'azienda o con una persona in carne ed ossa (con profilo pubblico corredato di foto).
    * Parlare in quarta persona: Nascondere gli autori rende il corporate blog anonimo e non facilita certo il coinvolgimento del lettore. Se poi si parla anche in quarta persona, allora abbiamo aggiunto un ulteriore nota di distacco al nostro "blog anonimo". Chi avrà mai il coraggio di commentare un post scritto da chi si da del "NOI"? Mette un po' in soggezione, non credete?
    * Mettere il veto su post di altri autori o blogger: Parliamo di un corporate blog, e quindi direi che non fare pubblicità gratuita alla concorrenza è sempre una buona pratica. Ciò non toglie che se reperite in rete del buon materiale, anche se prodotto da concorrenti, non possiate permettervi il lusso di citarlo. Onorare gli eroi, anche quelli avversari, è pratica antica e non nuoce certo alla vostra immagine, anzi.
Per ora mi fermo qui. Spero di avervi dato modo di riflettere e l'opportunità di evitare che il vostro corporate blog faccia la fine dell'autobus nella foto.
Vi lascio con una domanda: da un blog preferite sentirvi dare del "VOI" o del "TU"?
Ti lascio con una domanda: da un blog preferisci sentirti dare del "VOI" o del "TU"?
Che effetto fa?


Vedi anche:
Strumenti per l'Enterprise 2.0: le Mappe Concettuali
Strumenti per l'Enterprise 2.0: Il Corporate Blog

martedì 18 novembre 2008

Possiamo utilizzare wikipedia per fare marketing?

Vi piacerebbe vero? Poter inserire il link alla vostra azienda sul sito piu' visitato e meglio linkato al mondo?
Direi di sì, direi che un pensierino ce lo state facendo, vero?

Prima di continuare, però, leggete questo: Wikipedia - Regole per la cancellazione.
In definitiva, se qualcuno dovesse dubitare che vi state facendo pubblicità, per il vostro "link" non ci sarebbe scampo. E fate attenzione a non passare da recidivi, rischiereste di vedervi inibiti ulteriori inserimenti (il vostro IP vi traccia sempre).

"Hanno inventato i proxy apposta", starete pensando. Purtroppo non siete gli unici a conoscere ed utilizzare tools come TOR.
In definitiva, non sottovalutate gli amministratori di Wikipedia.

Potete comunque tentare, e cercare una qualche scappatoia, ma siete sicuri che tutto questo vi porti una buona reputazione?
Riflettete bene prima di inserire un topic che parli della vostra azienda: un utente di wikipedia potrebbe gradire realmente quel contenuto? Oppure si rischierebbe di apparire come uno "spammer"?

La questione morale.
Wikipedia è un bene comune. E' occorso il lavoro di milioni di persone per ottenere quello che oggi è l'archivio di conoscenza piu' utilizzato in assoluto.
Fare "spamming" su wikipedia, inserendo contenuti palesemente commerciali, è come inquinare una spiaggia pubblica, il nostro mare o il nostro lago preferito.
Anche il Duomo di Milano ed il David di Michelangelo sono molto visitati. Cosa pensereste di un'azienda che vi imprimesse sopra il proprio logo?

La questione economica.
Possiamo anche non considerare la questione morale, ma non possiamo esimerci dal riflettere sull'impatto che il nostro topic potrebbe avere sulla nostra immagine e reputazione.
La prima cosa da chiedersi è:
  • a chi interessa quello che stò per scrivere sull'enciclopedia piu' consultata al mondo?
  • qualcuno potrebbe sentirsi infastidito o offeso da quello che stò per scrivere?
  • quale potrebbe essere la reazione di un eventuale concorrente?
  • sono pronto ad accettare correzioni/aggiunte al mio topic da parte di altri utenti?
  • sono sicuro che non emergano risvolti negativi (es: clienti scontenti) che danneggino la mia immagine?
La soluzione.
Se volete piu' visibilità e reputazione, la soluzione migliore è quella di investire in strumenti tipici del web 2.0 (e magari anche in un buon consulente;)), prima di affrontare "avventure comunicative" dagli esiti incerti.
Lo spamming non paga mai, che sia fatto mediante l'utilizzo di e-mail, key-words, registrazione di domini, replicazione di siti, social networking, wikipedia, ecc..
La verità è che oggi gli utenti scelgono, giudicano e rispondono.

mercoledì 12 novembre 2008

Web 3.0 è una versione meglio di Web 2.0?

Io stò scherzando, naturalmente.
Ma c'è chi non lo fa e forse un (brutto) giorno ci ritroveremo a leggere cose come quelle pubblicizzate in questa mia finta locandina.

Molti ancora si stanno chiedendo cosa sia il web2.0, che già si parla di web3.0. Quanto manca al 4.0?
Il web stà diventando un "prodotto software" soggetto al versioning come tanti altri?
Avremo una versione 3.0 beta 1?
Conviene investire nel web2.0, quando il 3.0 è già alle porte?

Che confusione! Meglio aspettare?
Si chiederanno molti imprenditori.

Il fatto è che il versioning del web non ha nulla a che fare col versioning del software. Si tratta di una similitudine che indica un cambiamento di paradigma e non un aggiornamento del prodotto digitale (o software).
Windows 3.0 è stato utilizzato allo stesso modo in cui oggi utilizziamo Windows Vista, o Linux, o Mac. Firefox 1, 2 e 3 vengono utilizzati esattamente allo stesso modo, anche se hanno funzionalità ed interfaccia grafica diverse.

Quando invece si parla di web, le differenze tra 1.0 e 2.0 sono legate a profondi cambiamenti nelle modalità di utilizzo di internet. A tal proposito vi invito a rileggere questo mio post.
Il web 2.0 non è fatto di grafica accattivante e icone stile iPhone, ma di persone.
E' questo il vero cambiamento, non le migliorie dal punto di vista estetico.
Il cambiamento stà nel fatto che io potrei scrivere questo post anche se non fossi un addetto ai lavori, sta nel fatto che voi potete scrivere un'altro post sul vostro blog rispondendo a questo, e che qualcun'altro può rispondere ad entrambi commentando ed esprimendo la propria opinione.
Il cambiamento stà nel fatto che questo post finirà indicizzato in diversi motori di ricerca, aggregatori di news, sarà inviato via e-mail, "twitterato", digerito da LIQUIDA e WIKIO, riversato sui desktop di qualche lettore e mostrato in una piccola finestra del loro widget preferito.
Il cambiamento stà nel fatto che leggendo questo post qualcuno potrebbe sentirsi "ispirato", potrebbe cogliere l'intuizione per una nuova discussione o focalizzare meglio un'idea che da tempo gli "ronzava" (sul ronzio ci ritorneremo) in testa.

Le persone partecipano, si esprimono, si connettono le une con le altre, chiedono e ottengono risposta, rispondono e ottengono reputazione, si confrontano, apprendono ed insegnano. E tutto questo lo fanno da sempre, ma oggi con internet lo fanno meglio, piu' in fretta e scavalcando gli status quo. Questo è il cambiamento che ha portato O'Reilly a definire il web di oggi come WEB 2.0.

lunedì 10 novembre 2008

Quali sono le potenzialità del web2.0? Chiediamolo ad Obama.

Premessa.
Nelle ultime settimane i media non fanno che parlare di crisi, e di cosa ci aspetterà. Io, al contrario, mi sento piu' "carico" del solito e pieno di iniziative. La "crisi" la sento come "conflitto ristrutturante", cambiamento ed opportunità.
"Forse stò perdendo la ragione" mi son detto, ed ho cominciato ad intervistare colleghi e clienti. L'ho fatto allo IAB, durante le pause in una riunione, ma anche e soprattutto mediante i miei social networks preferiti ed i gruppi a cui sono iscritto.
Devo dire che quasi tutti la pensano allo stesso modo: una crisi, se affrontata con le idee e gli strumenti giusti, può diventare una grossa opportunità.

Ma credo che il mio "campione di intervistati" non sia del tutto attendibile: si tratta di persone che fanno parte della mia rete di contatti personali, quindi in un modo o nell'altro "gente che vive il 2.0".
La mia convinzione è che la maggior parte delle imprese (italiane e non, piccole e grandi) ancora non abbia compreso a fondo le reali potenzialità che il web 2.0 può offrire loro, e stia rischiando di finire come le "rane bollite" (bella metafora, cercatene il significato su google).
Ma vi siete accorti di cosa ha fatto Obama?

"Il Social Networking di Obama è stata la vera rivoluzione."
Recita un articolo di oggi dell'Herald Tribune.
Nel Febbraio del 2007, un amico telefona a Marc Andreessen, il fondatore di Netscape ed uno del team di Facebook, chiedendogli se volesse incontrare un tizio con un'idea che sembrava totalmente folle.
Quel tizio era Obama, e stava chiedendo se il potere dei social network, con la sua immensa capacità comunicativa e l'enorme database in continua crescita, avessero potuto aiutarlo a cambiare lo "status quo" delle cose.
Obama credeva in un cambiamento che a molti sembrava impossibile, ma aveva ragione.
Questo PDF spiega in poche parole come questo cambiamento è potuto avvenire.
Come per molti altri innovatori del Web, Obama non ha inventato nulla di completamente nuovo. Invece, l'utilizzo di applicazioni di social-networking per la promozione di un movimento politico ha consentito di raccogliere fondi, organizzare a livello locale ed ottenere i voti che hanno prima rovesciato la macchina elettorale di Clinton e poi dei repubblicani.
Ora Obama non dispone solo della presidenza degli stati uniti, ma anche di una banca dati di milioni di nomi di sostenitori impegnati che potranno contribuire a supportarlo al governo.
La notte di Martedì ha inviato ai suoi sostenitori una e-mail che riportava: "Abbiamo ancora molto lavoro da fare per rimettere il nostro paese sulla strada giusta, e presto ci risentiremo per i prossimi passi da compiere".
Coinvolgere! Ecco la parola d'ordine. Coinvolgendo i propri elettori (attivisti) e con l'aiuto di applicazioni tipiche del social-networking, Obama è stato in grado di finanziarsi la campagna elettorale e di creare un vero e proprio network di elettori sempre crescente. Ha strappato consensi ed è diventato popolare, coinvolgendo le persone.
I social media digitali sono comodi, li possiamo utilizzare nei ritagli di tempo, trasformando quel tempo in qualcosa di estremamente produttivo e "profittabile".
Obama passerà alla storia come il primo presidente 2.0, che ha capito le potenzialità di internet e le ha sfruttate per abbassare i costi della campagna elettorale e per consentire alle persone di auto-organizzarsi e svolgere al meglio il loro lavoro.

"Una campagna politica è come una start-up", non si allontana troppo dalla realtà aziendale.
Il fatto è che internet stà offrendo questa possibilità a tutte le imprese, e chi per primo sarà in grado di comprenderne i benefici, chi ci crederà veramente, potrebbe rivoluzionare i paradgmi su cui molti si stanno cristallizzando e diventare il nuovo Obama tra le imprese.
Restare fermi, non percependo il cambiamento in atto, ci espone al rischio di fare la fine delle "rane bollite".
E la recessione accenderà il fuoco sotto al pentolone.... ;)

sabato 8 novembre 2008

Marketing 2.0: il vero valore dei nostri clienti.

Era da parecchio tempo che l'idea di scrivere qualcosa sul gruppo Fiat mi stava stuzzicando (direi 500 giorni), e di come sia magicamente risorto con grande maestria grazie anche alle innumerevoli attività avviate su internet.
Poi, un po' per pigrizia e un po' per una serie di impegni imprevisti, ho continuato a rimandare trascinandomi dietro questo tarlo fino ad oggi.

E' stato allo IAB Forum che mi si è riaccesa la lampadina, ed in particolare assistendo alla presentazione del case history del Gruppo Fiat di uno spumeggiante e travolgente Giovanni Perosino.
La presentazione riguardava la MITO (Alfa Romeo) e ha offerto una coinvolgente panoramica sulla riuscitissima campagna "Alfabet" (ne parleremo magari in seguito).
Oggi vorrei farvi riflettere sul come la fiat 500 sia diventata un vero e proprio caso di "successo annunciato" proprio grazie ad internet ed alle innumerevoli attività tipiche del web 2.0 che i creativi del Gruppo hanno intrapreso.

L'utente/cliente è il protagonista: "500 WANTS YOU" recita il pay-off del sito fiat500.com. Piu' chiaro di così! Che tu possieda una 500 o che la desideri, puoi entrare a far parte di una community che crea video, jingle, spot, slogan, filmati di configurazioni custom e perfino una 500logia.
Il web 2.0 supporta fortemente il brand e le informazioni che i propri utenti entusiasti portano all'azienda hanno un valore che va ben oltre la somma dei singoli contributi.

Chiunque è connesso a chiunque: e di conseguenza divenda un mezzo di comunicazione che può assumere caratteristiche virali. "Mandalo ad un amico", "Invita un amico", sono link che semplificano la diffusione dei contenuti o dei gadget che riteniamo piu' "fighi".

Perdere il controllo per acquistare attendibilità: ovvero, lasciati andare e goditi il successo. Lascia che la community cresca e coltivane la partecipazione. Le persone partecipano attivamente alla comunicazione ed alla generazione dei contenuti, esprimendo opinioni, fornendo contributi creativi ed informandoci sui loro punti di vista e tendenze. I dati, i contributi e le informazioni raccolte hanno un valore immenso, molto superiore a quello che può essere sviluppato da un qualunque survey.

L'ecosistema internet: internet è un ecosistema nel quale interagiscono macchine, persone ed imprese. Non è una strada a senso unico, non è la televisione, non è la radio ne la carta stampata. Internet si vede, si ascolta, si legge come i media che meglio conosciamo, ma su internet possiamo partecipare, possiamo conversare, creare contenuti, votare e giudicare o essere giudicati, giocare, imparare e insegnare, socializzare e condividere, ricordare o intravedere il futuro. E tutto questo non lo fanno le macchine, ne le imprese. Lo fanno le persone

Attirare l'attenzione è facile, la cosa difficile è mantenerla: Uno spot scioccante attira facilmente l'attenzione, che tuttavia svanisce altrettanto rapidamente. Ma la partecipazione è un'altra cosa. Quando gli utenti diventano proattivi ed iniziano a partecipare, quando creano contenuti, iniziano a percepire quello spazio come familiare, come qualcosa di intimamente loro. Siamo orgogliosi delle nostre idee (che in qualche modo ci rappresentano) e teniamo a condividerle con altri. Il rapporto con gli altri ci cambia e cambiano così anche le nostre idee, ne nascono di nuove. La partecipazione ci coinvolge (bisogno di appartenenza) e ci "trattiene".

Google ama i siti "attendibili": E' banale e scontato lo so, tutti noi lo sappiamo, ma ricordarlo non fa mai male. Il web 2.0 porta anche enormi vantaggi in termini di posizionamento, anche se poi sono ben poca cosa se paragonati al fenomeno del piu' classico "passaparola".

Possiamo parlare di Fiat2.0?
Una nuova Fiat, con idee nuove che ascolta i propri clienti. Una Fiat che sembra lontana anni luce dalla Fiat1.0 di qualche anno fa. Una Fiat che vive un mercato in profonda crisi (come molti altri faranno nel prossimo triennio), ma che ha capito e ha saputo valorizzare il contributo che i nuovi media possono dare alle nostre imprese.

Se state pensando che solo un colosso come Fiat possa permettersi questo genere di attività, allora vi state sbagliando di grosso.
Il web è per tutti ed è estremamanete democratico e meritocratico. Le idee vincenti vincono sempre.
Imprese dinamiche, che credono e comprendono le potenzialità offerte dal web, possono ottenere risultati pari a quelli di Fiat o Alfa Romeo con investimenti molto ridotti.

C'è solo una cosa che fa la differenza, e questa cosa sono le idee.